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Purtroppo l’etichetta non ci dà abbastanza informazioni per identificare la qualità dell’olio.
Oggi, grazie ai progressi nelle tecniche di estrazione, è piuttosto semplice rientrare nei parametri minimi richiesti dalla legge per ottenere la denominazione “extravergine”. Tuttavia, non esiste ancora una classificazione ufficiale che distingua gli oli extravergine di alta qualità da quelli mediocri, e questo rende difficile per il consumatore orientarsi.
Le informazioni riportate in etichetta sono spesso simili tra i vari prodotti e non sempre rappresentano un indice reale di qualità. Sì, sappiamo che è extravergine… ma ci sono extravergini ed extravergini.
Ci sono però alcuni elementi utili da osservare per orientarsi verso un acquisto più consapevole. Possiamo considerarli dei minimi “standard di sicurezza”:
Per quanto ci riguarda, il modo migliore per riconoscere un olio di qualità rimane quello di assaggiarlo.
La sigla DOP (Denominazione di Origine Protetta) è un marchio di qualità riconosciuto dall’Unione Europea che garantisce che un prodotto sia stato interamente prodotto, trasformato ed elaborato in una specifica area geografica, seguendo rigidi disciplinari di produzione.
Nel caso dell’olio extravergine di oliva DOP, questo significa che:
La DOP Umbria, divisa in 5 sottozone, è un esempio eccellente di questa certificazione, rappresentando un prodotto di altissima qualità, frutto della tradizione e della vocazione olivicola del territorio umbro.
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L’acidità misura la quantità di acidi grassi liberi presenti nell’olio. Un’acidità inferiore allo 0,8% è uno degli indicatori che determinano la classificazione di un olio come extravergine, ma un olio di alta qualità difficilmente supera lo 0,2%. È importante sapere che l’acidità non è percepibile al gusto, ma è un parametro chimico misurato in laboratorio.
Per mantenere intatte le proprietà dell’olio, è fondamentale proteggerlo da luce, calore e ossigeno. I migliori metodi di conservazione per il frantoio includono:
Per i clienti, le soluzioni più indicate sono:
La shelf life, ovvero la durata ottimale di conservazione dell’olio, è il periodo entro il quale mantiene le sue caratteristiche di qualità. In media, un olio extravergine di oliva andrebbe consumato entro 12-18 mesi dalla produzione. Tuttavia, fattori come esposizione alla luce, ossigeno e temperatura possono influenzarne la durata. Per una conservazione ottimale, si consiglia l’uso del Bag in Box.
L’olio extravergine non filtrato è un olio che non ha subito il processo di filtrazione dopo l’estrazione. Questo lo rende più torbido perché può contenere piccole particelle di polpa di oliva. Se da un lato può offrire un gusto più intenso, ha una durata di conservazione più breve, poiché le particelle sospese favoriscono una degradazione più rapida.
Sì, purché si utilizzi un olio extravergine di alta qualità. Il fattore determinante è l’acidità: oli con acidità vicina al limite massimo consentito per legge (0,8%) hanno un punto di fumo più basso, rendendoli meno adatti alla frittura. Al contrario, un extravergine di qualità superiore, con acidità intorno allo 0,2%, ha un punto di fumo più alto, maggiore stabilità alle alte temperature e garantisce una frittura più sana, gustosa e digeribile.
L’olio extravergine di oliva è ricco di acidi grassi monoinsaturi e antiossidanti, che contribuiscono a proteggere il sistema cardiovascolare, ridurre l’infiammazione e controllare i livelli di colesterolo.
Il termine “prima spremitura a freddo” indica che l’olio è stato estratto meccanicamente a una temperatura inferiore a 27°C, per preservare al meglio le sue proprietà nutrizionali e organolettiche.
Quando esposto a temperature inferiori ai 10°C, l’olio extravergine di oliva può iniziare il processo di solidificazione. Questo è un fenomeno naturale legato alla diversa (rispetto ad esempio all’acqua) temperatura di solidificazione degli acidi grassi di cui è composto l’olio . La temperatura ideale di conservazione è infatti tra i 12/18°C.
Uno dei miti da sfatare riguardo all’olio extravergine di oliva è quello che dice che se un olio non solidifica a basse temperature significa che non è “puro”. In realtà la temperatura di solidificazione dell’olio dipende da diversi fattori, positivi e non. Proviamo a fare chiarezza:
Fattori non positivi di un olio che solidifica più difficilmente
Fattori positivi di un olio che solidifica più difficilmente:
In definitiva, non è possibile valutare la qualità di un olio extravergine di oliva solo in base alla sua capacità di solidificare o meno a basse temperature. Si tratta di una caratteristica naturale che dipende da molteplici fattori, non sempre legati alla qualità.
In ogni caso è consigliabile evitare il congelamento, in quanto una volta riportato a temperatura ambiente, l’olio extravergine di oliva non sempre torna interamente allo stato liquido a causa delle diverse temperature di fusione degli acidi grassi di cui è composto.
La Bag in Box è un sistema di confezionamento pratico e innovativo che consente di conservare al meglio l’olio extravergine di oliva. Al suo interno si trova una sacca flessibile che si comprime man mano che l’olio viene erogato tramite il rubinetto, evitando il contatto con l’aria. Questo sistema protegge l’olio dalla luce e dall’ossigeno, due fattori che accelerano l’ossidazione e la perdita di qualità. Il risultato è un olio che mantiene più a lungo freschezza, aroma e proprietà nutrizionali, anche dopo l’apertura. Ideale per l’uso quotidiano e per chi cerca un formato pratico e sostenibile.